
Intorno alla casa era il mondo, nel quale dovetti pur avventurarmi da sola. Quando poi stavo per rincasare, provavo sempre un vago timore di non ritrovare la casa, i genitori, le cose consuete. Dimenticavo quel timore appena imbucato il portico.
Ma certe volte la casa stessa mi era preclusa. Io sola però vedevo l’ostacolo in una proporzione allarmante, mentre a chiunque altro – anche bambino – sarebbe parso da nulla, da ridere.
Sbucavo dai portici ritornando da scuola, di corsa; ma sul punto di imbucare la piazza, rallentavo, incerta, dubbiosa; paralizzata dalla vista di due cagnolini. …
Alzavo gli occhi alle finestre di casa. La mamma e Ciota affacciate insieme e stranamente familiari, anzi complici, mi facevano segno di avvicinarmi, di non temere; ma intanto ridevano, e ciò mi faceva disperare di qualsiasi aiuto.
Decidevo di tentare l’altra sorte. Facevo dietro-front, oltrepassavo la panetteria d’angolo. IL percorso, lungo, mi consentiva una tregua.
Lalla Romano – La penombra che abbiamo attraversato
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