
La scrittura di sé non ama l’astrattezza, attinge al calamaio delle impressioni che cose, natura, sentimenti le offrono. Per ottenere ciò, la penna si immerge frugando il fondo del piccolo serbatoio nel nostro, sempre nostro, reale: in ciò che abbiamo creduto di vedere o di sapere nella sua imprevedibilità.
Duccio Demetrio – La scrittura clinica