20 settembre 2009

Claude Monet – Strada di villaggio in Normandia

Le parole finali del libro di Saverio Tutino, scritto nel 1995, sono premonitrici della realizzazione di un sogno…

[…] vorrei realizzare due progetti che andrebbero controcorrente nel fiume della storia di questa fine millennio. Primo: nell’alta valle del Tevere, dove abbiamo la nostra casa, vorrei organizzare un esperimento di convergenza dei campanili. Qui esistono minime diversità etniche, ma bastano per separare un borgo dall’altro: Anghiari ri·corda ancora con nostalgia medievali contrasti con Sansepolcro; Pieve Santo Stefano finge di non sapere che a otto chilometri di distanza vive la comunità di Caprese Michelangelo e a maggior ragione San Giustino ignora Monterchi, e così via. Invece, per proteggere l’ambiente naturale dall’invasione del cemento e per valorizzare con uno sforzo comune proprio le diversità, vorrei lanciare l’idea di un grande consorzio urbano: vedo l’alto Tevere come un’unica città degli uomini del posto. I cicloneros a Cuba, quando arriva un flagello tropicale, prendendosi sotto braccio in otto o dieci si accucciano al suolo e il vento li porta, senza travolgerli. Lo stesso dovremmo fare noi.

L’altro mio sogno è quello di veder sorgere in tutte le regioni italiane, e forse successivamente in Europa, una catena di depositi della memoria di singole persone, sul modello dell’archivio che ho creato a Pieve Santo Stefano nel 1984, per salvare il salvabile del patrimonio autobiografico popolare. Si potrà fare anche questo se nascerà un consorzio nazionale, poi forse sovranazionale, finanziato da fondi pubblici e privati, capace di sostenere uno sforzo pluriennale di raccolta dei diari, degli epistolari e delle memorie personali che sono il firmamento del vissuto, la prova che l’unica rivoluzione vera può compiersi dentro ogni persona.

Adesso io sogno di mettere insieme persone vicine e lontane. Sono nato alla politica nel pieno di una limpida guerra contro la guerra. Voglio chiudere combattendo in anticipo una nuova guerra contro la guerra civile, questa guerra di tutti contro tutti che può dilagare anche qui, tra le nostre case. Del mio passato non ho niente da rinnegare. Devo soltanto ricordarlo per imparare ancora.

Saverio Tutino – L’occhio del barracuda, autobiografia di un comunista. p. 284

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