
Il bambino impara a camminare per raggiungere la madre, impara a parlare per ottenere dalla madre gli oggetti che compongono il suo mondo. Per lui, imparare un movimento, acquisire un linguaggio non significa tradurre in atto delle rappresentazioni mentali, ma essere sollecitato dai bisogni del suo corpo e dagli oggetti del mondo. Perché dei bisogni lo incalzano e perché un mondo lo attrae, il bambino impara a camminare, a parlare, cioè a ridurre le sue distanze dalle cose, a riempire l’angoscioso silenzio che le circonda chiamandole per nome. A contattare le cose non è la sua coscienza, ma il suo corpo che le raggiunge, le prende tra le mani, le ispeziona, le compone e le scompone, non astrattamente, ma in base ai sensi e ai significati che il suo piccolo mondo gli offre e le possibilità del suo corpo gli consentono.
Umberto Galimberti, Il corpo, Pag.125
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