2 maggio 2009

– La copertina del libro –

Al dolore ero preparata. Da ventiquattro anni, dal giorno che era morto mio padre. Anzi, da prima ancora: da quando subito dopo l’esame di maturità mi dissero che era malato, e scappai via.
Ero tornata a Ferrara solo per stare con lui la notte che morì, una notte che abbiamo passato insieme noi due.
È bello stare accanto a chi muore.
Quella notte mi era sembrato di partorirlo io, mio padre, mentre se ne andava dolorosamente: per niente sereno, per niente forte, umano come Cristo in croce.
Lei, l’ho mancata per mezz’ora, dopo che per tutta la vita non l’avevo lasciata mai, anche se non vivevamo più insieme da tanto tempo.

Daria Bignardi – Non vi lascerò orfani – Incipit

Il mio commento:

A me è piaciuto.
Mi accosto con diffidenza a libri autobiografici di personaggi “famosi”, penso che siano sempre strumentali alla loro immagine, invece questa “storia vera” si sente che è davvero vera, scritta con la spinta di fare chiarezza nella propria vita, proprio come dovrebbero essere scritte tutte le autobiografie. Non è una vetrina, è un retrobottega in cui si deve andare a cercare tra scaffali carichi di ricordi quelli in bella vista, ma anche quelli riposti in scatoloni impolverati.
Scritto come terapia per elaborare un lutto, la morte di un genitore è sempre traumatica e lascia tanti puntini di sospensione, riesce nel suo compito, rendendoci una Daria riconciliata con sé stesa attraverso il dialogo ormai impossibile con sua madre.
È un’autobiografia che va all’indietro perché noi siamo quello che ci siamo costruiti, ma siamo anche quello che c’è stato prima di noi, un mix di geni presi a caso dai nostri antenati, ma anche di abitudini, conoscenze, tic e aneddoti tramandati per via orale o attraverso antichi fogli trovati nei cassetti.
Grazie Daria, ti ho sentito sorella quando hai descritto la tua angoscia della perdita, ho provato e ho scritto anche io, tempo fa, quasi le stesse parole quando ‘loro’ non ci sono più stati. (Ada)

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