
– Natura morta –
Vidi le radici. le mani tese che mi chiamavano. E la forza di quell’ordine mi attirò irresistibilmente. Penetrai nell’albero e lo percorsi come una lunga carezza di linfa e di vita, un dischiudersi dei petali, un tremito di foglie. Sentii il ruvido involucro, la delicata architettura dei rami, e mi allungai nei meandri vegetali di questa nuova pelle, mi stiracchiai dopo tanto tempo, sciolsi le mie chiome e mi affacciai verso il cielo azzurro attraversato da nuvole bianche per ascoltare gli uccelli che continuavano a cantare come prima.
Cantai anch’io (avrei voluto danzare) e sopra il mio tronco apparvero zagare e in tutti i miei rami, profumo di arance. […] non è tempo di fioritura, è tempo di frutti. Ma l’albero ha assunto il mio calendario, la mia vita; il ciclo di altri crepuscoli. È tornato a nascere, abitato da sangue di donna.
Gioconda Belli – La donna abitata – Edizioni e/o – pag.5
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