
Un progetto è come un romanzo, è sempre anche un’autobiografia. Il luogo strutturato non è mai totalmente frutto di libera invenzione. I progettisti – da soli o in team – esercitano un’influenza personale, e pertanto specifica. Un luogo deve ricevere una storia, avere un’identità, creare un’identità. L’identità è il bisogno dello spazio specifico, ma anche del progettista. Per questo ogni identità che conferiamo ad un luogo non è scevra da narcisismo. I progettisti di spazi sono coautori di biogeografie dalle specifiche autobiografiche.
Il tempo, anche quello personale, impregna ogni idea in divenire di elementi nuovi. Ma c’è comunque un fil rouge. Occorre trovare ripetutamente (ma senza ricominciare da capo ogni volta) un punto fermo, un tema. Il tema della superficie è per noi come un ritrovamento amato, un accompagnatore perpetuo, che ci pone delle domande, sulle cui contraddizioni possono scontrarsi le idee
Topotek1, – Team specializzato in design di spazi pubblici urbani. – in Aria n.2 anno 2007
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