
La felicità è uno stato permanente che non sembra fatto quaggiù per gli uomini. Tutto è sulla terra in un flusso continuo, che non permette a nulla di assumere una forma costante. Tutto è mutevole intorno a noi. Noi stessi cambiamo, e nessuno può assicurare di amare domani quello che ama oggi. Perciò tutti i nostri progetti di felicità per questa vita sono chimere. Approfittiamo della contentezza dello spirito quando essa è presente; badiamo a non allontanarla per colpa nostra ma senza elaborare progetti per incatenarla, perché simili piani sono pura follia. Ho visto pochi uomini felici, forse nessuno; ma ho visto spesso cuori contenti, e di tutte le cose che mi hanno colpito è ciò che mi ha reso a mia volta più contento. Credo sia una conseguenza naturale del potere che le sensazioni hanno sui miei sentimenti. La felicità non affigge insegne esteriori: per conoscerla bisognerebbe leggere il cuore di un uomo felice. La contentezza invece si legge negli occhi, nei modi, nell’accento, nell’andatura, e sembra comunicarsi a chi la osserva. C’è forse un piacere più dolce del vedere tutto un popolo abbandonarsi alla gioia in un giorno di festa, e la totalità dei cuori sbocciare sotto i raggi espansivi del piacere che rapidamente, ma vividamente, passa attraverso le nubi della vita?
Jean-Jacques Rousseau – Le passeggiate del sognatore solitario – Nona passeggiata pag. 125
Rispondi