
Gianni Giansanti – Getty Images
Oggi è il centenario della nascita di Italo Calvino, uno degli autori che amo di più, e per celebrarlo ci sono numerose iniziative. Anche la parola del giorno -UPAG- è una di quelle preferite da Italo Calvino, leggerezza, una delle parole che esamina nel suo libro “Lezioni americane”. Ma ora qui vorrei citare una frase che ho trovato in rete e che riguarda l’esattezza:
“Mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile. Non si creda che questa mia reazione corrisponda a un’intolleranza per il prossimo: il fastidio peggiore lo provo sentendo parlare me stesso. Per questo cerco di parlare il meno possibile, e se preferisco scrivere è perché scrivendo posso correggere ogni frase tante volte quanto è necessario per arrivare non dico a essere soddisfatto delle mie parole, ma almeno a eliminare le ragioni d’insoddisfazione di cui posso rendermi conto.”
Mi piace questa frase perché mi sembra rispecchi quello che tendo a far anche io: preferisco scrivere piuttosto che parlare, o almeno parlare quando sono sicura di quello che devo dire.
Scrivere è mettere a posto i pensieri e trovare un filo logico al caos che mi prende con le emozioni che si accavallano una alle altre. Scrivere è anche placare l’ansia, respirare, mettere pause tra una parola e l’altra, cercare quella che esprime meglio, senza fraintendimenti, quello che voglio dire. A volte ci riesco a volte no, ma l’importante è il processo, non il risultato.